di Jachob
e Wilhelm Grimm
Moltissimo tempo fa, quando si filava ancora
la lana, nelle campagne vivevano due poveri contadini, marito e moglie.
Sebbene fossero molto poveri, desideravano moltissimo d'avere un
figlio. - Pensa, moglie mia - sospirava l'uomo - come la casa sarebbe
più allegra se ci tenesse compagnia vicino al fuoco un bel
bambino! - Ahimè! Marito mio - rispose la moglie
fermando il suo arcolaio - anche io ne sarei molto felice. Anche se
fosse molto piccolo, guarda, non più grande del mio pollice, l'accoglierei
con gioia. Qualche mese dopo, con loro grande felicità, nacque un
figlio. Era ben fatto ed aveva una bella voce, ma di taglia
piccolissima, non più grande dell'unghia di suo padre. Il
ragazzo non divenne mai grande. Aveva un'intelligenza viva,
era anche molto abile, riusciva in tutto quello che si attingeva a
fare. I suoi genitori, anche se in un primo tempo si erano preoccupati,
si erano presto adattati alla sua piccola statura e lo avevano
soprannominato con affetto Pollicino.
Vegliavano su questo piccolo uomo che avevano tanto desiderato,
affinché non gli mancasse nulla. Un giorno suo padre, mentre si
apprestava a partire per abbattere alcuni alberi, sospirò: - Se avessi
almeno qualcuno che mi aiutasse a condurre la carretta! - Papà!
- gridò Pollicino - Lasciatemi guidare la carretta da solo. Vi
raggiungerò nella radura e voi intanto guadagnerete tempo. - Ma
tu sei piccolo! - esclamò il padre sorridendo - Come potrai
guidare il cavallo e prendere le redini? - Ho un'idea - gridò il
piccolo uomo - la mamma attaccherò il cavallo, poi mi isserà fino
all'altezza della testa ed io scivolerò all'interno del suo orecchio. Il
cavallo mi conosce bene e non avrà certamente paura, così io lo guiderò al
luogo dove avrai tagliato la legna.
Il padre diede infine il suo consenso, la
madre attaccò il cavallo. Il ragazzo lo guidò come un vero
carrettiere, fermandosi saggiamente agli incroci. Quando fu in vista
della radura incrociò due stranieri che chiacchieravano. Poiché udirono
una voce essi si voltarono. - Hoo! Hoo! Là! Là! Stiamo per arrivare mio
bravo Zeffiro - gridò in quel momento Pollicino ben nascosto nel suo
strano nascondiglio. - Sangue di Bacco! Sto sognando! - disse uno dei
due - una carretta che se ne va da sola: si sente la voce del guidatore e
non si vede nessuno. - Seguiamola, non c'è dubbio che si tratta di
qualche stregoneria. Il pesante veicolo si fermò di colpo davanti alla
catasta di legna. Davanti agli occhi dei due curiosi il contadino
s'avvicinò al cavallo e gli tolse dall'orecchio il minuscolo omino che,
tutto vispo, venne a sedersi su un fuscello di paglia a qualche metro dai
due uomini. Nel vedere questo personaggio in miniatura così audace e
pieno di risorse, i due uomini ne rimasero colpiti. Alla fine uno dei
due s'avvicinò al contadino e gli disse: - Brav'uomo, vendeteci vostro
figlio. Gli faremo guadagnare una fortuna facendolo vedere nelle fiere dei
grandi villaggi. - Vendere il mio caro figlioletto? Non se ne parla
nemmeno. - rispose indignato il contadino.
Ma Pollicino, approfittando
della distrazione dei due compari, occupati a contare i loro scudi, gli
sussurrò: - Papà, accetta il denaro di questi due
furfanti che vogliono sfruttarmi, io scapperò prestissimo, te lo
prometto. Il brav'uomo, con il cuore un po' grosso, lo vendette quindi
per due bei scudi d'oro. Rapidamente saltò sulla falda del vestito di
uno dei due compari, s'arrampicò sulla sua spalla e infine s'installò sul
bordo del suo cappello. Camminarono così tutta la giornata e
allorquando arrivarono al bordo di un campo appena mietuto, Pollicino
all'improvviso gridò: - Lasciatemi scendere a terra, vedo laggiù un
coniglio selvatico preso al laccio, con il quale potremo fare un buon
pranzo. Ve lo mostrerò.- Allettato e senza alcun sospetto, l'uomo lo
posò in terra. Agile come un'anguilla, Pollicino si infilò nel buco di
un topo campagnolo gridando: - Buona sera signori e buon viaggio, ma
senza di me.- Furiosi i due uomini se ne partirono imprecando.
Pollicino decise di attendere l'alba al riparo di un guscio vuoto di
lumaca.
Dormiva profondamente quando un brusio di
voci lo svegliò. Due ladri si erano fermati a due passi da lui. Uno
di loro diceva: - Come potremo rubare a questo ricco prete? - Vi
dirò io come fare - gridò molto forte Pollicino - portatemi con voi e io
vi aiuterò. Abbassate gli occhi, sono qui vicino. - Come, sei tu,
piccolo diavoletto, che pretendi d'aiutarci? - dissero i due ladroni
scoppiando a ridere. - Io scivolo con facilità tra le sbarre della
camera del prete - spiegò Pollicino - poi, una volta entrato, vi passo
tutto quello che volete. - Tu non sei uno stupido - disse uno dei due
uomini collocandolo sulla sua spalla - che la fortuna ci assista, ma
affrettiamoci perché si sta alzando la luna. Arrivati al presbiterio,
Pollicino vi entrò e si mise a gridare: - Volete tutti i luigi d'oro e
i lingotti d'argento?- Stupiti i ladri lo supplicarono immediatamente
di parlare a voce bassa, perché un tal chiasso rischiava di svegliare il
prete. Ma Pollicino fece orecchie da mercante ai consigli dei due
banditi e gridò a gran voce: - Decidetevi perdiana! I quadri e
l'argenteria vi interessano o no?- La cuoca che aveva il sonno leggero,
udendo quel beccano, scese dal letto, accese la candela alle braci del
focolare e si precipitò in direzione dell'ufficio. Quando entrò nella
stanza la trovò vuota. I ladri, spaventati, erano fuggiti da sotto la
finestra, mentre Pollicino, tutto tranquillo, si era rifugiato in una
mangiatoia del granaio vicino. La brava donna, rassicurata, tornò a
dormire.
Al mattino, all'alba, la serva incaricata di
dar da mangiare alle bestie s'impossessò di una bracciata di fieno per
nutrire le mucche. Quella che aveva il vitellino ad allattare si gettò
avidamente sulla mangiatoia e, hop! Pollicino, svegliatosi, fu precipitato
fino in fondo allo stomaco nauseabondo del ruminante che ingurgitava
grosse quantità di fieno. - Basta fieno, basta erba! Soffoco! - gridò
Pollicino. Presa da gran spavento nel sentire la mucca parlare, la
povera serva cadde riversa chiamando il prete al soccorso. - Miio
braavo papa..drone, la la.. nos...tra mu..mu...mmucca paarla que..que..sta
mamaa..ttina! - balbettò la brava donna. - Vediamo, figlia mia, voi
sognate! - gridò stupito il prete alzando la sottana nella stalla tutta
sporca. Ma la voce risuonò di nuovo. Il prete si fece subito il segno
della croce. - E' senza dubbio una manovra del diavolo. Cosparse
abbondantemente d'acqua santa la stalla, la mucca e la serva. Dopodiché
(non si è mai troppo prudenti) decise di far abbattere l'animale perché
continuava ostinatamente a gridare.
Effettivamente Pollicino aveva paura di
morire soffocato. La povera mucca fu dunque sacrificata e il suo
stomaco fu gettato in un mucchio di detriti. Pollicino soffrì molto ad
uscire da quel ventre maleodorante. Finalmente respirò il suo primo sbuffo
d'aria fresca, sennonché un lupo affamato inghiotti lo stomaco della mucca
ed il suo contenuto. Ecco di nuovo il nostro sfortunato piccolo uomo in
un nuovo nascondiglio poco confortevole ed inoltre tutto buio. Egli
quindi mormorò: - Caro lupo, nell'ultima casa del villaggio c'è una
dispensa ben fornita. Quando arriva la notte entra dentro dal tubo di
scarico, potrai così riempirti la pancia a sazietà. - Questo lungo
digiuno - borbottò tra se il lupo - mi dà allucinazioni, infatti sento
alcune voci... bah! Il consiglio non è poi così cattivo, seguiamolo. Lo
seguì così bene che quando volle andarsene il suo ventre troppo pieno gli
impedì di passare attraverso il tubo. Era rimasto in trappola.
Pollicino si mise subito a gridare, mettendo in
subbuglio la casa: - Caro papà, ammazzate questo lupo
che mi tiene prigioniero nella sua pancia!- Così avvenne e
Pollicino ritrovò i suoi genitori felici di
rivederlo.
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