di Jachob e Wilhelm
Grimm
C’era una volta una capanna in mezzo al
bosco, dove vivevano due bambini, fratello e sorella, con il babbo, perché
la mamma era morta. Si sentivano abbastanza soli e furono contenti quando
il babbo decise di risposarsi. Speravano che la matrigna avrebbe fatto
loro da mamma, che fosse una donna buona, che li amasse e, li consolasse
quando si sentivano tristi.
Ma la matrigna era una strega astuta e
cattiva, che detestava i due bambini. Sgridava e picchiava Fratellino e
Sorellina per qualsiasi inezia, e spesso li metteva in castigo senza
ragione. I bambini erano molto infelici, pensavano sempre con nostalgia
alla loro mamma, e sapevano che sarebbe stata triste nel vederli soffrire
così. Decisero allora di andarsene da quella casa.
La sorellina disse: - Andiamo,
Fratellino. Ci faremo compagnia e non ci lasceremo mai. Approfittarono
di un momento in cui la matrigna si era addormentata e fuggirono nel
bosco. Corsero quanto più poterono per non essere ritrovati. Dormirono
nel bosco e il mattino dopo, sentendo il rumore di un ruscello, vi si
diressero per bere almeno un po’ d’acqua. Fratellino stava per bere, ma
la sorella lo fermò. Aveva udito la sorgente mormorare: - Chi mi beve
diventa una tigre! Chi mi beve diventa una tigre! - Fratellino, non
bere! - supplicò - Altrimenti diventerai una tigre e mi sbranerai. -Va
bene, - sospirò - andiamo a cercare un'altra sorgente. Poco dopo
trovarono un ruscelletto, ma anche questo mormorava: - Chi mi beve
diventa un lupo! Chi mi beve diventa un lupo! - Oh, Fratellino mio, non
bere! Altrimenti diventerai un lupo e mi mangerai. Il fratellino
borbottò: - Va bene, cerchiamo un'altra sorgente; ma non resisto
più. Era opera della matrigna, che aveva stregato tutte le fonti del
bosco.
Anche la terza fonte mormorava: - Chi mi
beve diventa un capriolo! Chi mi beve diventa un capriolo! - Fratellino
mio, non bere! Altrimenti diventerai un capriolo e fuggirai. Ma
Fratellino non l'ascoltò e bevve a sazietà. Subito si trasformò in un
grazioso capriolo dal pelo macchiato di bianco. Sorellina, vedendolo,
scoppiò a piangere disperata: - Non so come faremo, ma abbiamo giurato
di non lasciarci mai, perciò ti terrò con me e continueremo la strada
insieme. Dopo un po’ trovarono una casetta solitaria. - Ci fermeremo
qui. - disse la sorellina - Ti preparerò un bel giaciglio, e ogni giorno
andrò a cercare da mangiare per me e per te. La sera Sorellina chiudeva
gli occhi con la testa appoggiata al dorso di Fratellino. La vita
scorreva così, abbastanza tranquilla, anche perché il capriolo poteva
parlare e i due fratelli potevano ancora chiacchierare tra loro. Ma un
mattino nel bosco risuonò l'abbaiare di cani e uno squillare di
corni. Era il giovane re del paese che aveva organizzato una battuta di
caccia. Il capriolo fu preso dalla smania di uscire. .... Oh,
Sorellina mia! - supplicò. - Lasciami andare ad assistere alla caccia, ti
prego. La sorellina non voleva e cercò sulle prime di opporsi, ma tanto
il fratellino nelle spoglie del capriolo insistette che alla fine dovette
cedere. - Quando tornerai – raccomandò – dovrai dire: «Sorellina, fammi
entrare», così io potrò riconoscerti. Altrimenti non aprirò a nessuno
perché ho paura dei cacciatori. Fratellino promise e in un momento
scomparve nel bosco. Quel giorno si divertì moltissimo: facendosi vedere
dai cacciatori ed eludendo ogni volta il loro inseguimento. Verso sera
ritornò: - Sorellina fammi entrare! La sorellina aprì subito. Il
giovane re intanto decise che doveva proprio catturare, ma vivo, quel
dispettoso capriolo che per tutto il giorno li aveva fatti correre
beffandosi di loro. E all'alba la caccia ricominciò. Fratellino volle
uscire, e per la seconda volta si fece beffe di tutti, cacciatori e cani,
apparendo e sparendo come il lampo. Uno dei cacciatori però riuscì a
seguirlo fino alla casetta e lo sentì dire: - Sorellina, fammi entrare!
- e vide anche una bella fanciulla che apriva la porta e accoglieva fra le
braccia il capriolo. Il cacciatore ritornò dal re e gli narrò ogni
cosa. Il re desiderò ancora di più catturare vivo quel capriolo. - Non
devi uscire più, Fratellino, – diceva intanto Sorellina - altrimenti i
cacciatori ti uccideranno, e io resterò sola in questo bosco!
Ma l’istinto di capriolo era forte e il
mattino dopo ricominciò a supplicare: - Sorellina, lasciami
andare! - Va bene: ma ti prego, torna presto, altrimenti morirò
io! Il capriolo spiccò un balzo e dileguò fra i cespugli. Il re e i
suoi cavalieri erano già pronti e inseguirono il capriolo fino a sera,
senza però riuscire a prenderlo. Alla fine il re diede ordine di lasciarlo
in pace, poi andò alla capanna, bussò e disse: - Sorellina, fammi
entrare! La fanciulla aprì, ma restò di stucco vedendo davanti a sé non
il fratellino in forma di capriolo ma un giovane con un manto di porpora e
di ermellino e una corona d'oro sulla testa. - Dov'è il mio fratellino?
È morto? - chiese Sorellina singhiozzando disperatamente.
Il giovane re tentò di
tranquillizzarla. - Com’è possibile che siate sorella di un capriolo!
Certamente si tratta di un incantesimo! Sorellina raccontò le sue
sventure e quelle di Fratellino. l re, incantato dalla bellezza della
fanciulla, decise di aiutarla, e di condurre con sé i due fratelli al suo
palazzo, dove sarebbero stati al sicuro: - Farò immediatamente
arrestare la vostra matrigna e la obbligherò a togliere
l'incantesimo. In quel momento rientrò anche il capriolo, che andò ad
accucciarsi ai piedi di Sorellina.
Poi, tutti insieme, partirono alla volta del
palazzo. Là il re chiese la mano di Sorellina, che acconsentì,
felicissima, perché già si era innamorata del re, che era bello e
coraggioso. Si fece una grande festa per festeggiare le nozze. Poi
furono mandate delle guardie ad arrestare la matrigna. Ma lei rifiutò
di liberare Fratellino dall'incantesimo. Allora il re la condannò al
rogo. Non appena fu bruciata, il capriolo si accasciò a terra, e
Fratellino ritornò a vivere con il proprio aspetto: nel frattempo anche
lui era diventato un bellissimo giovane. Fratello e sorella,
promettendo in cuor loro che mai si sarebbero lasciati, si abbracciarono e
abbracciarono anche il re; poi tutti vissero insieme felici e contenti.
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